Assaggi dal Trattato di Filosofia di Marino Gentile - I

0287077000.jpg
Il Trattato di Filosofia

Ieri l'altro ho indicato risorse per l'approfondimento della philosophia perennis; oggi suggerisco uno spunto metafisico più novecentesco e tutto italiano, la riflessione di Marino Gentile.
 
Marino Gentile, normalista di Pisa, accademico dei lincei, professore dell'università di Padova, nasce a Trieste il 9 maggio 1906 e si spegne a Padova il 31 maggio 1991. Allievo di Giovanni Gentile alla Normale, allora cittadella dell'idealismo, si converte tuttavia alla fede cattolica e sviluppa un proprio pensiero basato sul metodo di Aristotele, rivisto e adattato ai tempi e alle esperienze filosofiche trascorse, in opposizione a quello del maestro. La sua posizione e il suo insegnamento daranno origine alla cosiddetta scuola neoaristotelica di metafisica classica. Suo allievo diretto è stato Enrico Berti, massimo studioso di Aristotele del secolo scorso. L'idea fondamentale di Gentile è quella della filosofia come problematicità pura, ovvero un domandare tutto che è insieme tutto domandare, opposta al cosiddetto problematicismo, per cui pensare significa obiettare. La differenza apparentemente sottile tra le due espressioni, che in realtà è di portata totalizzante, verrà esplicata nella prossima puntata di questa nuova serie di excerpta dall'opera gentiliana fondamentale, il Trattato di Filosofia.
 
Per invogliare i più curiosi alla lettura, propongo una estrema e sacrificante selezione dai primi due capitoli. Seguiranno gli altri settimanalmente.

I - Sapere e conoscere

Il riferimento al sapere è contenuto nel nome stesso della filosofia, perché il prefisso filo (che indica amore, cioè tendenza e aspirazione) specifica e determina, ma non toglie il significato di sofia, cioè di sapere. [...] Il sapere ha uno stretto rapporto col conoscere, in quanto ogni sapere è un conoscere, sebbene non ogni conoscere sia un sapere. [...] Il sapere si distingue dalle altre forme di conoscenza, in quanto imprime all'inquietudine dispersa delle rappresentazioni non collegate e non capaci di persistenza un orientamento e una direzione comune. [...] Il sapere è, in conclusione, un conoscere che si distingue dagli altri per la sua stabilità. [...] Il sapere è il metro del conoscere.

II - Il concetto

[...] Il concetto, come si intende modernamente nell'esercizio delle scienze, è un conoscere, ma determinato o orientato in una dimensione non puramente conoscitiva, bensì in primo luogo operativa, in quanto non solo esso è apprezzato per la possibilità di applicazioni tecniche produttive, ma è esso stesso nella sua interna struttura alcunché di operativo. E', sì, conoscere, ma conoscere dell'adoperabilità. [...] Si distinguono perciò nettamente dai concetti in senso classico della parola, in quanto questi vogliono essere puramente e semplicemente conoscere. [...] Il concetto è dunque il sapere l'esperienza sensibile, come un principio regolativo della sua progressiva illuminazione e penetrazione. [...] Il concetto, insomma, può essere simboleggiato come un baleno luminoso, per indicare, con un'approssimazione meno infelice delle altre, che, mentre non entra quale elemento costitutivo negli oggetti da esso rappresentati, è costitutivamente essenziale alla loro manifestabilità conoscitiva, cioè alla loro effettiva consistenza di oggetti. [...] La repugnanza a considerare il concetto presente nell'esperienza muove da un eccesso, il quale stranamente ha le sue origini nell'opinione che il concetto debba essere presente nell'esperienza con un rigore e con una nitidezza che nell'esperienza, in quanto tale, non può avere, cioè in fome, che sono possibili solo in un ulteriore sviluppo della riflessione. [...] Il precedente è costituito dalla riflessione nominalistica. [...] In altre parole, il nominalista parte dal concetto, come se fosse una realtà già posseduta e conclusa, mentre il concetto anche quando se ne posseggano con sicurezza le note che lo caratterizzano, non è mai conoscenza conclusa, bensì un principio che rende possibile la conoscenza stessa. [...] In conclusione, se il concetto non è una conoscenza già in sé chiusa, ma quel processo, anzi quell'intreccio di processi per cui si viene progressivamente costituendo l'esperienza, il concetto non risulta alcunché di opposto e di sovrapposto all'esperienza, ma come lo stesso tessuto di cui l'esperienza si viene dispiegando. Se è veramente arduo, anzi per fortuna impossibile ritrovare nell'esperienza quella concettualità che si presenta come il processo e lo sforzo di ordinare l'esperienza stessa secondo direttive, le quali, pure essendo in sé determinate e definite, mantengono l'apertura verso gli infiniti sviluppi possibili per fluire nell'esperienza stessa. Queste direttive sono i concetti.
 
Estrapolazioni sacrificanti e scarne dai prossimi capitoli usciranno settimanalmente!
Se vi siete incuriositi, potete intanto acquistare il Trattato di Filosofia qui. Con un po' di peripezie è rinvenibile anche online! Per ulteriori informazioni su Gentile è disponibile la voce scritta da Enrico Berti per il dizionario biografico degli italiani. Per approfondire il suo pensiero esiste una miscellanea edita in occasione del settantesimo compleanno di Marino Gentile, Iam rude donatus.

Commenti