De veritate / On Truth : tra Agostino e Jordan Peterson
Jordan Peterson è tra gli intellettuali più in vista nei paesi anglosassoni; senza dubbio è tra i più controversi. I suoi libri vendono milioni di copie, ma non può più praticare la professione di psicologo clinico per ordine del collegio degli psicologi dell'Ontario, provincia canadese in cui vive, a causa delle sue posizioni contro il transgenderismo. Il suo podcast educativo è il più seguito su YouTube, ma non può più insegnare ad Harvard per le sue posizioni contro il woke. Le sue conferenze itineranti sulla Bibbia sono sempre sold-out, e le loro registrazioni milioni di visualizzazioni, ma viene guardato con sospetto perfino dai cattolici.
Ci sono state tuttavia negli ultimi mesi delle aperture da parte dei cattolici americani: il vescovo Robert Barron, celebre comunicatore online, è stato ospite di Jordan Peterson presso il suo podcast https://www.youtube.com/watch?v=sd6iCSQep8E; lo stesso Barron ha battezzato, nella scorsa veglia pasquale, la moglie di Peterson, Tammy, convertitasi al cattolicesimo in seguito ad una miracolosa guarigione dal cancro. Questa settimana uno dei più famosi canali di evangelizzazione in lingua inglese, il Pints with Aquinas di Matt Fradd, lo ha intervistato: https://youtu.be/wy_c6lDQZEw?si=Om7TPEUh8gPZWgmo.
All'interno di questa intervista Fradd e Peterson si sono confrontati su numerosi temi, più o meno controversi; mi soffermo su una parte di essa, che ho trovato interessante per un parallelismo tra un argomento di Peterson e uno celeberrimo agostiniano. Peterson è noto per non voler mai rispondere alla domanda:"Crede in Dio?", perché la ritiene mal posta. Sollecitato da Fradd a dare il "miglior argomento a favore dell'ateismo", Peterson risponde "non c'è un buon argomento per l'ateismo. E' una domanda mal posta, una mossa di scacchi illegale." - Fradd: "Eppure ce ne sarà uno migliore degli altri" - Peterson:"Il materialismo determinista, se proprio insisti" - F:"che però è un assioma" -P:"Esatto, un assioma che non accetto, perché più studiamo la materia più ci sembra qualcosa di indeterminato, misterioso, imprevedibile. Sicuramente non sappiamo bene che cosa sia la materia".
Peterson quindi afferma che scartato il non proprio axios assioma del determinismo materialista, non rimane argomento per l'ateo. E quindi, dirà proseguento, bisogna vivere come se Dio esistesse. Fradd lo sollecita: "Ma che senso ha, se non ne siamo sicuri?" - Peterson:"Perché senza siamo all'inferno. Letteralmente, lo intendo concretamente, metafisicamente, filosoficamente e forse addirittura teologicamente". Fradd:"Che cosa è l'inferno?" - P:"E' quando si perde il controllo della propria lingua (sic). Quando non si vive più per la verità, ma si vive in una costante bugia. Ho studiato per tutta la mia vita i regimi totalitari, da un punto di vista storico, filosofico e psicologico, e hanno questa caratteristica: lo stato si sostituisce alla verità, è lui che detta la verità, e le persone cessano di dire ciò che pensano, o cessano di pensare, sicuramente non dicono la verità. Noi stessi mentiamo continuamente a noi stessi. La maggior parte delle patologie psicologiche dipendono dal mentire continuamente a se stessi. E lì siamo all'inferno". F:-"E cosa c'entra con Dio?" -P:"Il Dio della bibbia ci dice di alzarsi, ci fa svegliare dall'utopia, di guardare le cose come stanno, non nasconde che ci sarà sofferenza, ci carica di responsabilità. Guarda Abramo: è un late bloomer. Se ne sta lì, capo della sua tribù, non ha figli, ha tutto ciò che gli serve, eppure deve alzarsi, andare all'avventura, la sua avventura. Così vive pienamente." -F:"Ma è una storia, uno potrebbe dire." - P:"E' una storia troppo vera per essere falsa".
Si potrebbe essere un po' confusi da queste risposte di Peterson; ammetto che sospetto che anche lui, di formazione psicologica jungiana, non abbia una familiarità eccessiva con gli strumenti della filosofia. Due cose però gli vanno riconosciute: intelligenza retorica, e un coraggio fuori dal comune nel dire ciò che ritiene vero, costi quel che costi. Due qualità che aveva anche il giovane Agostino. Agostino riflette su temi similissimi, ma gli strumenti filosofici che dispone mettono un po' di ordine in intuizioni per il resto simili. Analizziamo quindi l'argomento di Agostino per il cristianesimo.
Anche Agostino, come Peterson, ritiene che sia una domanda mal posta, o meglio, irrilevante. Sostiene che tutti, tranne coloro che sono moralmente corrotti, credano in Dio. Ovviamente non sarebbe ricordato come uno dei più grandi pensatori mai vissuti se questa fosse la risposta definitiva alla domanda. E infatti non si ferma qui, questa risposta è solamente l'inizio di un percorso, uno dei più radicali di cui abbiamo traccia. Se Dio esista, al di là della risposta, è una qualche forma di conoscenza. Ma si dà conoscenza, in generale? No, secondo l'Agostino disilluso dall'esperienza manichea. No, secondo gli scettici Accademici resi celebri dagli Academica di Cicerone, principale fonte filosofica dell'Ipponatte. La condizione dell'uomo istruito è lo scetticismo più totale (un simile scetticismo è una cifra dell'intera produzione di Jordan Peterson). Cambia idea però l'Agostino cristiano: non può essere stato salvato, non può essere stato amato da Chi non esiste o potrebbe non esistere. Questo il punto che Peterson sembra voler sempre evitare. Come procede Agostino? Mi avvalgo della ricostruzione del suo argomento che fa Etienne Gilson in The Christian Philosophy of Saint Augustine (Random House, New York, 1960 - traduzione di L.E.M. Lynch).
Innanzitutto è da dimostrare che qualcosa si possa sapere. Qualcosa si sa: la verità della propria esperienza. Siamo sicuri di ciò? Agostino: si fallor, sum. Se mi sbaglio, sono. Ma non ci sappiamo solo come esistenti, ma anche come vivi. Quindi, in un singolo atto di conoscenza, abbiamo tre risultati: conoscenza, esistenza e vita. Quale di questi tre è priore? Di qualsiasi coppia di cose, è priore quella la cui esistenza implica quella dell'altra. Secondo questo criterio quindi: la conoscenza implica la vita, che implica l'esistenza. La conoscenza è quindi il più alto dei tre termini. Ma cosa è la conoscenza? In primo luogo è percezione. Percezione è di cose esterne, tuttavia alcune cose le percepiamo solo con un senso (il sapore ad esempio è solo del gusto), altre cose invece sono comuni a più sensi (grande, piccolo, rotondo sono ad esempio percepibili sia dal tatto che dalla vista). Ora, non possiamo capire quali qualità i vari oggetti dei sensi hanno in comune usando uno solo dei nostri sensi, o anche tutti insieme, tuttavia perfino gli animali sentono attrazione o repulsione alla vista di alcuni oggetti senza essere dotati di ragione. Quindi deve esserci un senso interno, superiore al senso esterno ma inferiore alla ragione (perché lo hanno anche animali irragionevoli), con il quale discriminiamo tra gli oggetti di sensazione che sono comuni. Ma non ci rendiamo conto che non sentiamo il suono con gli occhi o vediamo i colori con l'udito attraverso questo senso interno, è certo: è necessaria una facoltà più raffinata, che chiamiamo ragione. Quindi, gerarchicamente ricapitolando, partendo dal basso: esistenza, vita, conoscenza, a sua volta ripartita in senso esterno, senso interno e ragione. Il criterio di subordinazione per gli atti di ragione è il seguente: il senso esterno è superiore al percepito perché oltre che esistere (come fanno gli oggetti materiali) vive; il senso interno è superiore al senso esterno perchè lo dirige e lo orienta; la ragione infine è superiore a tutti e tre perché giudica perfino sul senso interno. Il problema è capire se c'è qualcosa di superiore alla ragione.In base a cosa giudica la ragione? Esiste un suo fulcro che in qualche modo la trascende? Alcuni oggetti di conoscenza razionale sono verità. La verità è di solito necessaria ed immutabile. 5+2 non potrebbe fare 7, deve fare 7. E' come dire che il risultato di 5+2 è eternamente 7. Necessità, immutabilità, eternità: ecco le caratteristiche distintive di ogni verità. Da dove prende queste caratteristiche la verità? Si potrebbe dire, dalle cose di cui essa è verità. Ma le cose sono in un costante flusso, mutevole, spesso incomprensibile (ricordiamo le parole di Peterson sulla materia!). Allora potrebbe darsi che la ragione prenda la verità da se stessa. Però è da notare che la verità non deriva dalla ragione individuale, in quanto è comune ad ogni ragione. E' più una sorta di luce, che illumina le ragioni. Una luce che è pubblica e privata insieme. Ancora: la verità è superiore alla ragione individuale, perché la guida, ma non sembra essere inferiore nemmeno alla ragione in generale. Ma può esserle uguale? Sembra trascenderla. E se trascende la ragione, è eterna, immutabile, necessaria, allora scoprendo essa scopriamo Dio. Prima vita, prima essenza, prima Sapienza.
Con questo non conosciamo l'essenza di Dio, quella rimane misteriosa, però sappiamo che la sua luce orienta i nostri giudizi e che da essa dipendiamo. Quindi rimane il fatto: come conoscerlo? Su questo invece Agostino e Peterson sono sulla stessa linea: la Scrittura. Una Scrittura che ha tanta autorità da aver convinto molto più dei migliori filosofi, dice Agostino. Pochi sono stati convinti dai platonici, ma milioni dalla parola di Dio. Però si tratta di credervi. La differenza tra la posizione di Agostino e quella di Jordan Peterson è quindi il rifiuto (e credo in parte l'ignoranza, per via come si diceva prima di una sua formazione prettamente psicologica) da parte di quest'ultimo della ragione filosofica come complemento della fede; rimane comunque notevole la forza intuitiva che questo grande intellettuale canadese (canadese lo dico molto orgogliosamente) manifesta.
Chissà se un giorno ti chiameranno a redarre i documenti del concilio vaticano III…
RispondiEliminaSei un grande continua così!
RispondiEliminasei un grande! continua così!
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