Sul santo

Sancte Socrates, ora pro nobis era solito dire Erasmo. Era santo Socrate?

 Il corpus platonico si apre con l'Eutifrone, un dialogo che porta come sottotitolo sulla santità. Eutifrone e Socrate si imbattono l'uno nell'altro al portico detto regio, il primo diretto ad accusare il padre per l'omicidio (involontario) di uno schiavo, il secondo in procinto di rispondere all'accusa di empietà (avrebbe corrotto i giovani e introdotto nuovi dei rispetto a quelli della città) rivoltagli da Meleto. Di chi sia Meleto, Socrate non è certo: è giovane ed è del demo Pito. Questi sembra accusarlo per sentito dire, non conosce. In realtà nell'Apologia è affiancato da Anito, del quale sarebbe solo un prestanome: Anito, amante di Alcibiade, è un ricco e potente politico, e malvede Socrate per l'influenza che egli avrebbe su Alcibiade di cui è maestro e perché S. lo avrebbe criticato per un'illecita trasmissione di beni; si mette anche in ridicolo nel Menone cercando di imporre, non interpellato, la sua opinione contro la ricerca Socratica (https://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=anytus-bio-2&fromdoc=Perseus%3Atext%3A1999.04.0104). Dall'altro lato Eutifrone conosce benissimo chi sta accusando: colui da cui è generato e di cui erediterà i beni. In ambedue i casi chi accusa accusa per gelosia o avidità, e in ambo in casi sostenendo di agire santamente. E Socrate? Socrate dice di non sapere cosa è il santo, dice di non essere santo, chiede che cosa sia il santo. Chiamato a difendersi, solo una cosa è capace di affermare: non ha agito per se stesso, ma per il dio, e riteneva oltraggioso ribellarglisi. Socrate muore, e morendo diventa immortale: perché la sua morte o la sua vita non sono stati per lui stesso, ma in nome del dio, della verità. Se si ricordano gli Eutifroni desiderosi dell'eredità, i gelosi Aniti, i fumosi Meleti, è per accidente. Socrate invece si ricorda, perché non è morto per il suo interesse, ma per la verità, per il dio. Forse ciò può essere un indizio sul capire che cosa è il santo: il santo non è santo per sè, è santo per e grazie al dio. Dà testimonianza di altro. Non ho ragione io!, ma ha ragione il dio!

 Un problema ricorrente in Platone è come portare l'ignorante al desiderio di essere filosofo. E' un problema irrisolto dottrinalmente perché il tentativo principe a quest'uopo, la Repubblica, è stato rigettato da Platone con la successiva stesura del Politico e delle Leggi. Tuttavia letterariamente la soluzione è lampante: voglio essere come Socrate! Pensa un qualsiasi lettore di Platone.

 Se la filosofia è una nota a margine a Platone, allora colui che ha eccelso maggiormente in essa è Aristotele. Aristotele sviscera, critica, spiega Platone. Aristotele è diventato Aristotele perché ha conosciuto Platone, che ha conosciuto Socrate, che ascoltava il dio. Tuttavia solo i filosofi (coloro che hanno già incontrato Platone, o Socrate, o il dio) leggono le Categorie ed esclamano: voglio essere come Aristotele!

 Alcibiade nel Simposio: conosce Socrate e lo teme, conosce Socrate e lo ama, conosce Socrate e lo odia. Non diventerà santo: non ha tempo di capire perchè Socrate è Socrate. Tuttavia qualcosa di buono lo dice: riconosce che Socrate ha qualcosa. E' un primo passo.

 Agostino:  


Sviluppi sull'indagine sul santo seguiranno, forse. Avevo voglia di aggiornare il blog.




Commenti